Drin drin drin drin…! È la sveglia che ci avvisa che oggi andiamo da Paramaribo a Curacao.
Sono le 02:30 del 29/05, dobbiamo andare in aeroporto. Abbiamo il volo alle 7:15 per Curacao e qualcuno potrebbe pensare, ma perché così in anticipo?
Generalmente in Sud America i ritmi sono molti lenti, ma a Paramaribo sono ancora più lenti.

Avevamo prenotato un taxi il giorno prima (costo 125$SRD) tramite la nostra Guesthouse per le 04:00, ma eravamo stati avvisati che l’aeroporto dista un’ora dalla città, ecco perché lo abbiamo spostato alle 3:00.

L’Attesa

Comunque dopo aver preparato lo zaino e chiuso casa, usciamo fuori ad aspettare il taxi.
Alle 3:00 in punta e il taxi non c’è.
3:05 e il taxi non c’è.
3:10 e il taxi non c’è ancora.
Sono le 3:15 e ogni tanto passa un a macchina, ma il nostro non arriva.
Alle 3:20passano altri taxi, ma del nostro neanche l’ombra.
Alle 3:30 finalmente si ferma un taxi davanti al nostro appartamento. Scarica tre ragazzi olandesi, ma non è quello che avevamo prenotato noi.
Aspettiamo, richiamiamo il taxista, grazie all’aiuto dei tre ragazzi al telefono e ci dice di aspettare, perché è per strada.
Effettivamente è vero alle 3:40, arriva come un fulmine, con altre due persone a bordo. Tutti insieme allegramente alle ore beate, partiamo alla volta dell’aeroporto di Paramaribo.
La strada è scorrevole, a senso unico, non c’è traffico (d’altronde a questa ora si dorme, solo due capre come noi possono essere in viaggio in Suriname).

Il Viaggio

In poco più di 30 minuti, arriviamo in questo fatiscente aeroporto, non c’è anima viva, è tutto chiuso, il tassista scarica i bagagli e vuole i soldi della corsa.
Mia moglie, che è una ottima interprete e una persona dal sangue freddo, con una calma pari ad un bradipo, in un inglese maccheronico, gli dice:
“We have already paid. We’re not the birth father Caribbean? This is a receipt, keep!”
che tradotto sarebbe:
“Abbiamo già pagato. Siamo mica il babbo natale caraibico? Questa è la ricevuta, tieni.”

Dentro, alle partenze, non c’è un cartellone elettronico, niente di niente che indichi il nostro volo, ma solamente una piccola coda e noi, sempre come due capre, ci mettiamo in fila.
Al check-in è il nostro turno, la ragazza prende i passaporti, ci guarda e ci chiede la nostra destinazione. Pesa i bagagli, ma poi ci dice di aspettare e di far passare gli altri.
E noi ovviamente gli domandiamo: perché?
Avete il biglietto?
No!
Come no?
Cioè si! Quello elettronico!
Certo che abbiamo il biglietto! Quello elettronico!
Mia moglie che riesce sempre ad avere una plomb inglese aggiunge:
Sono le 04:30, cosa vuoi che ci facciano due capre come noi all’aeroporto di Paramaribo…?
Aspettiamo altri dieci minuti e finalmente dopo aver visionato sull’iPad il biglietto elettronico, ci danno le carte d’imbarco.

L’aereo è piccolino e come accade a volte, si procede all’imbarco in base al numero di posto occupato, ma la particolarità di questo piccolo aereo è che si sale da dietro, si proprio dal culo e si scenda davanti come nei normali altri velivoli.
Dopo qualche minuto di volo, ci consegnano un buon panino al formaggio, una bibita e subito dopo passa una hostess a consegnare i moduli per l’immigrazione.
Li prendiamo al massimo ci facciamo carta di brutta (abbiamo pensato), ma invece entrambi pensiamo: beh quasi quasi…

Vista aerea di Curacao

Vista aerea di Curacao

L’Arrivo

Si perché tutti e due non abbiamo mai saputo dell’esistenza di questa piccola isola sul mar dei Caraibi. Si trova poco a nord del Venezuela.
Va bene, rispondo io, tanto abbiamo molto tempo da attendere tra un volo e l’altro.
Così ci mettiamo a compilare l’ennesimo foglio d’ingresso, ormai siamo abituati e aspettiamo che l’aereo atterri a Curacao.

Modulo d'immigrazione di Curacao

Modulo d’immigrazione di Curacao

Per fortuna non piove, ma l’atterraggio è da brividi, perché la pista si trova proprio sul ciglio del mare e tra una manovra e l’altra sembra quasi di toccare le onde.
Ai box dell’ufficio immigrazione, non c’è nessuno, ma una cosa salta subito all’occhio oltre la pulizia e l’ordine, la scritta: Welcome in Curacao!
Mia moglie mi guarda e mi domanda: ma dove siamo finiti?
Io gli rispondo: a Curacao, nell’isola che non c’è….