Ultimo viaggio in bus sul territorio cubano: da Baracoa all’Havana. Tra le tante cose belle che ci sono nelle città di mare cubane, sicuramente una è il malecon.

Proprio come all’Havana, anche Barcoa ha il suo piccolo malecon e questa mattina decidiamo di percorrerlo a piedi per l’ultima volta.
Il sole è ormai sorto. Illumina ogni cosa: i palazzi, il mare, i calessi e le bici taxi che continuano a portare su è giù i turisti. Noi da veri temerari, decidiamo di risparmiare i 3 CUC (anche perché li abbiamo finiti) e percorriamo a piedi i due chilometri che ci separano dall’autostazione con gli zaini in spalle.

Malecon di Baracoa al mattino

Malecon di Baracoa al mattino

All’autostazione ci sono già molti turisti e molti residenti. Il cubano viaggia sui bus della compagnia ASTRO. Questi bus non si possono prenotare, a meno che non si possieda una carta d’identità cubana.
Saliamo sul nostro ultimo bus della Viazul, questa volta rispetto alle altre volte, ci mettiamo nei sedili anteriori, proprio dietro all’autista. Così ogni qual volta che il bus si fermerà, possiamo salire e scendere più rapidamente.
Affianco a noi c’è un a coppia al quanto bizzarra, che difficilmente si può incontrare. Il ragazzo è di origine italiana, papà argentino e mamma canadese. I suoi nonni sono italiani, di Genova per l’esattezza. La compagna è colombiana, di papà colombiano e mamma canadese, entrambi vivono a Miami e sono brokers finanziari.
Una volta disposti nei nostri sedili e messo le cose in ordine, compresi i pochi viveri che ci siamo portati con noi, alzando lo sguardo alla TV comune, scopriamo che stanno trasmettendo una pellicola americana e non quei video musicali caraibici, dalla musica insopportabile.

Il Viaggio

Partiamo in orario, alle 8:15, ma prima di lasciare Baracoa, ci fermiamo a salutare il fratello del fratello, a far scendere l’amica dell’autista e comprare il mango, le banane, il formaggio e l’avocado, insomma puntuali fino ad un certo punto.
Superato il tratto di montagna, la strada diventa lineare, con poche curve e piacevole da percorre in bus.

La prima tappa è Guantánamo, la seconda Santiago de Cuba. Qui ci fermiamo per pranzare e far salire a bordo le ultime persone che mancavano, ora siamo pieni.
La TV continua a trasmettere film sul nazifascismo, dopo la pellicola americana, tocca al film di Roman Polaski: il pianista e dopo ancora al film di Roberto Benigni: la vita è bella. Ovviamente tutti doppiati in lingua spagnola.
Manco fosse la giornata della memoria, questi film li rivediamo per ben due volte…

"Adoro tanto la mia patria e non posso dimenticarla se vivo lontana da lei, la mantengo nei miei pensieri"

“Adoro tanto la mia patria e non posso dimenticarla se vivo lontana da lei, la mantengo nei miei pensieri”

Siamo a metà del viaggio e per noi e come se riavvolgessimo il nastro di un film. Passiamo le città di Bayamo e Camaguey, ma in nessuna di questa ci fermiamo. Tiriamo dritti in una piccola località per fare cena e andare in bagno.
Fuori è buio, sono circa le 20:00, finalmente uno dei tre autisti, si accorge che sta per iniziare per l’ennesima volta il film di guerra americano, solo adesso decide di cambiare la chiave USB contenenti i film e di proporre solamente pellicole cubane, che tra l’altro non sono neanche male. C’è solo da capire perché su tre film, in ognuno di essi c’era almeno una prostituta in famiglia.

Prima di cadere in un sonno profondo, c’è ancora tempo per una fermata non programmata. In fondo all’autobus, si sente una forte puzza di bruciato. Le persone sedute in fondo si spostano avanti e gli autisti scendono a controllare il mezzo. Niente di strano, sembra tutto apposto, possiamo proseguire tranquilli.

L’Arrivo

Quando ci addormentiamo e ora di risvegliarci, siamo arrivati all’Havana con circa mezz’ora di ritardo, sono le 04:30, ci disponiamo nella sala d’attesa, dove ci sono altre persone che dormono, lontani dal nostro Malecon!