È ora di congedarci dai nostri compagni di viaggio e intraprendere il viaggio da Uyuni a San Pedro de Atacama, cioè dalla Bolivia al Cile!

Il primo che salutiamo è Nicolas in partenza per Potosì, poi le due ragazze svizzere in partenza per La Paz. Siamo tutti un po’ dispiaciuti, ma il viaggio deve continuare.

A Uyuni non si respira una bella atmosfera. È il classico villaggio definito spilla denar. Con la scusa del Salar, qui la gente sembra essere considerata come un bancomat, il contrario di Tupiza!
Alle 16:00 abbiamo il nostro transfer da Uyuni a San Pedro, ma come al solito si parte con 30 minuti di ritardo.

L’agenzia a cui ci affidiamo è Tierra Mistica (evitatela se potete; il costo è di 350 BOB p/p). Nel viaggio in jeep 4×4, è compreso il pernottamento, la cena, la colazione, più il trasferimento in bus da Hjito alla cittadina di San Pedro.
Nell’auto siamo in cinque: noi, più una coppia colombiana e una ragazza cilena, tutti amici tra di loro che stanno rientrando in Cile dopo una vacanza in Bolivia.

Il Viaggio

Appena partiti, dopo quasi un’ora di viaggio, foriamo la ruota posteriore sinistra, per il restante viaggio non avremo più una ruota di scorta, ma per fortuna non succederanno altri imprevisti.

Quando arriviamo a Villa Mar, paese in cui avevamo già dormito, abbiamo la fortuna di avere una camera tutta nostra con bagno privato, ma senza doccia, sempre meglio di niente.

Dopo aver scaricato gli zaini, ci viene fornita la cena, una zuppa con un piatto di spaghetti in salsa rossa, ma niente a che vedere con la cucina italiana.
Il giorno seguente alle 5 del mattino siamo già in viaggio e con noi, tanti altri fuoristrada. Fuori è buio e fa molto freddo, fra qualche curva e qualche sobbalzo cerchiamo di dormire, ma arrivati ai 5000 mslm, ci accorgiamo che il panorama è diventato tutto bianco.

La neve sta imbiancato qualsiasi cosa, i finestrini si appannano e in un attimo siamo dentro ad una tempesta di neve.

Quando arriviamo al rifugio di Hito Cajon (ormai mancano solamente 5 chilometri alla frontiera cilena) ci sono già altre jeep ferme parcheggiate. Scendiamo per andare a fare colazione, il rifugio è molto spartano e la piccola stufata non riscalda molto, ma in compenso la folla di turisti che si accalca all’interno crea calore.

Siamo tutti fermi, perché la frontiera cilena è chiusa e i mezzi non possono proseguire, compreso il nostro bus che non riesce a salire dalla sponda cilena.
Aspettiamo dentro per qualche ora, attendendo il via libera. Il nostro autista è impegnato a riparare il finestrino posteriore. Si è inceppato il meccanismo elettronico di salita e discesa, proprio quello di Roberta, ma alla fine c’è la fa.

Jeep fermi alla frontiera di Hito Cajon

Jeep fermi alla frontiera di Hito Cajon

Rifugio di Hito alla frontiera Bolivia-Cile

Rifugio di Hito alla frontiera Bolivia-Cile

Ad un certo punto, vediamo il nostro autista che ci chiama e ci indica che dobbiamo andare. Noi pensiamo che finalmente abbiano riaperto la frontiera, invece ci dice che dobbiamo cambiare strada perché questa frontiera non riaprirà!
Dopo un breve briefing, la coppia colombiana e la ragazza cilena, decidono di essere lasciati a Calama (in Cile), dove hanno il volo per Santiago. A noi va bene lo stesso, tanto non abbiamo fretta di arrivare a San Pedro!

L’Imprevisto

Quando siamo quasi alla frontiera cilena, cioè a Ollangue, inizia la parte comica del viaggio. Qui l’autista ci invita a pagare 200 BOB (non sappiamo se intendesse a persona o per entrambi), perché a suo dire a causa del maltempo ha dovuto cambiare strada e quindi c’era un supplemento!

Noi fin da subito gli diciamo che non avremmo pagato proprio niente perché non era mica colpa nostra se fuori nevica e poi comunque non me lo dici alla fine, ma semmai mi avvisi quando compro il biglietto.
In quest’ultima ora di macchina si respira c’è un po’ di tensione. L’autista non ci parla più ed è pure indispettito nei nostri confronti.

Quando arriviamo alla frontiera boliviana, aspettiamo un quarto d’ora il funzionario per farci timbrare il passaporto e un altro quarto d’ora per aprire un cancello.
Ma poco prima di entrare nella terra di nessuno, cioè tra le due frontiere, l’autista e un poliziotto ci intimano a pagare subito 150 BOB. A suo dire perché Roberta scendendo dall’auto ha rotto la porta e adesso lui la deve riparare.

Noi più testardi di un mulo, diciamo che non abbiamo nessuna intenzione di pagare, questa discussione va avanti su toni accesi e continui, fino a quando il ragazzo colombiano, molto pacatamente invita l’autista a proseguire perché loro hanno un aereo da prendere…

Ollague, dogana boliviana

Ollague, dogana boliviana

Ollague, dogana cilena

Ollague, dogana cilena

Ollangue è una frontiera stranissima, non c’è praticamente niente se non due container (le rispettive dogane, con gli uffici immigrazioni) e una stazione di treni merci.
La temperatura è bassa, scende un po’ di nevischio e pioggia, scarichiamo i bagagli dalla jeep e li carichiamo sul bus per San Pedro. A bordo siamo sempre gli stessi, cioè i cinque di partenza, di altri turisti nemmeno l’ombra.

Anche qui l’autista cileno, ci dice che se non paghiamo il danno e il supplemento del viaggio precedente, cioè 150 BOB, ci fa scendere subito dal bus, noi fermi nella nostra posizione gli diciamo che non paghiamo niente e i soldi non ci sono…

L’Arrivo in Cile

Arrivati a Calama, gli altri ragazzi scendono con i bagagli per prendere il loro aereo. Nel frattempo continuiamo la discussione con l’autista, ma questa volta sembra aver capito le nostre ragioni. Perché ci dice che arrivati a San Pedro, ne avremmo parlato con l’agenzia.

Arrivati a destinazione, dopo quasi 8 ore di ritardo, ci mettiamo a discutere con l’agenzia cilena, che ci capisce e ci lascia andare…
Per questa volta è andata, siamo arrivati in Cile, l’ultimo paese del Sud America, adesso non ci rimane che trovare il nostro couch…!